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      VI. Nel secondo secolo appunto la distruzione del vecchio mondo era fatta in gran parte, e cominciava l’edificazione del nuovo. Si può dire che gli uomini in quel secolo indirizzavano il loro intelletto per tre vie che, sebbene diverse, riuscivano allo stesso termine: o per abitudine ed ignoranza conservavano l’antico: o per coltura e ragione lo dispregiavano, e dispregiando lo distruggevano senza sapere che sostituirvi; o si affaticavano a edificare il nuovo. Ma quelli stessi che conservavano l’antico, cooperavano, senza saperlo, all’universale rinnovamento, perchè serbavano l’elemento che doveva rimanere, ed essere trasformato ed assorbito nel nuovo, e che riluttò finchè non fu trasformato interamente. Così tutte queste vie erano necessarie al futuro ordine di cose. Ogni uomo senza che egli se ne accorga, e serbando la sua libertà, fa l’opera cui il suo secolo è indirizzato: se questa è d’incremento, egli edifica; se di scadimento, egli disfà: ogni sforzo contrario può essere magnanimo, ma riesce sempre inutile. La ragione umana rischiarata dalle utili cognizioni diffuse dai Greci, e fatta adulta pel tempo e per l’intrinseca sua forza, non poteva più contentarsi delle istituzioni politiche, civili e religiose nate quand’ella era ancora bambina, e doveva cercare nuove forme ed istituzioni in cui adagiarsi. Però la civiltà antica si distruggeva, e nasceva un’altra nella quale vive solamente ciò che era ragionevole nell’antica, perchè la ragione sola vive eterna nel mondo.
      VII. Ma consideriamo più da vicino questo secondo secolo, nel quale visse Luciano: e prima di osservarne particolarmente i costumi, le credenze, ed il sapere, ricordiamone in breve gli avvenimenti principali.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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