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      Però quasi tutti i popoli politeisti sono rilassati nel costume, e facilmente nel godimento del piacere trapassano i limiti da natura assegnati, e quasi tutti sono lerci del medesimo peccato. I Greci ne furono tinti non più degli altri, come è fama, ma più degli altri ne parlarono, perchè avendo ingegno e parole da indorare ogni cosa, indorarono anche questo vizio. Il quale, nasce da desiderio di nuovi piaceri, ed è abuso di libertà che sforza anche natura; e presso gli antichi era molto comune per i servi, i quali erano cose, e dei quali era lecito abusare in ogni modo; pel costume degli esercizi ginnastici, in cui i giovani mostravano i corpi nudi; e sopra tutto per la religione. Quando Giove rapitore di tante donne mortali, rapì anche il bel Ganimede, e se lo teneva in cielo; quando Apollo amatore di tanti garzoni, e spiacente a molte donne, andò sì perduto di Jacinto; non deve far maraviglia a leggere le nefandezze di Caligola e di Nerone, e la pazzia di Adriano che rizzò templi al suo Antinoo, e lo fece adorar come Dio. I filosofi stessi sacerdoti della sapienza, erano travolti dal mal costume, e cercavano di scusarlo con sofismi. Onde gli antichi dovevano fare maggiori sforzi che non dobbiamo noi per praticare la virtù della continenza: e noi nel giudicarli dobbiamo aver l’occhio al loro tempo, ai loro costumi, ed a tutta la vita antica sì diversa e discordante dalla nostra. E se taluni uomini d’intelletto e di cuore nobilissimo non seppero forbirsi della scabbia del mal costume, non però noi dobbiamo biasimarli, perchè quel che ora è mal costume allora non era.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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