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      Però la novella religione non poteva uscire delle scuole dei filosofi, e surse spontanea nel popolo con tutti gli affetti, le speranze, i timori, i dolori, gli errori, i vizi e le virtù che il popolo aveva. Per questo informe involucro che la circondava, ella dapprima spiacque come cosa vile: per tre secoli andò a poco a poco crescendo e sollevandosi nelle classi superiori, secondo il movimento generale del tempo che abbassava gli antichi patrizi degenerati, e sollevava gli uomini nuovi, i servi ed i barbari sino all’altezza dell’impero. Alcuni savi non la spregiarono, e tentarono di foggiarla a modo loro, aggiungendole alcune dottrine antiche, e alcune loro immaginazioni; ma ella che era nata spontanea rigettò ogni esterna apposizione degli Gnostici, crebbe sola, sofferse, combattè, e infine a un tempo stesso convertì Costantino, trionfò dell’impero, e stabilì la sua dottrina nel primo generale concilio. Il Cristianesimo essendo nato nel popolo doveva contenere grande verità, che era la cagione del suo nascimento ed incremento, e molti errori, che erano la ragione della sua esistenza nel tempo e nel popolo. Essendo opposto a tutte le religioni del secolo, esso, come tutte le opinioni estreme, fu abbracciato da pochissimi uomini puri, aventi coscienza chiara di ciò che facevano, da moltissimi sciocchi per impeto pazzo e fanatico, da molti furbi per interesse, e fu generalmente sprezzato dagli uomini di giudizio. I quali nel secondo secolo non lo conoscevano e non potevano conoscere, perchè esso non conosceva ancora sè stesso, non era ancora formato; e sebbene già sapessero ed ammettessero le verità fondamentali del Cristianesimo, come l’unità di Dio e l’immortalità dell’anima, e lodassero la morale ed i costumi dei cristiani; pure non potevano certamente lasciarsi persuadere dalle superstizioni che ravviluppavano quella verità, e che erano appunto la religione allora; non potevano credere ai miracoli ed alle profezie che allora ogni cristianello pretendeva di fare, alla risurrezione dei corpi, e ad altre fantasie vanite col tempo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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