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      Onde nel primo secolo non è a parlare di filosofi; e tra i Romani non vedi altro che Seneca, tipo di tutti gli altri, vecchio cianciatore di stoicismo, che vendè lingua, coscienza e onore a Nerone, e n’ebbe cinque milioni e mezzo, e poi la morte. Nel secondo secolo i buoni imperatori tentarono di ristorare gli studi, fondando biblioteche, dando onori, uffici e stipendi ad ogni specie di studiosi; ma, a dire di Tacito, come i corpi crescono a poco a poco e muoion subito, così gl’ingegni e gli studi è più agevole spegnere che richiamare: e le arti tutte e le scienze hanno loro vicenda per cagione propria ed intrinseca, non per odio o favore di governanti. Se togli Epitteto, Marco Aurelio, e pochi altri, i rimanenti erano una turba d’impostori e di furfanti degnissimi di frusta. Bastava mettersi un mantello indosso, farsi crescer la barba, sciorinar massime trite sul disprezzo delle ricchezze, scagliarsi contro di tutti per farsi tenere un filosofo. La più nobile delle scienze era diventata un mestiere; ed ogni ciarlatano, ogni tristo, ogni dappoco l’esercitava, e ne faceva mercato nelle vie, nelle piazze, nei bagni, ai conviti dei grandi, nelle aule imperatorie. Spento il vero sapere, le forze dell’ingegno, che erano vive e dovevano operare, si volsero alla ciarlataneria: e i Greci che avevano ingegno pronto e rigoglioso, ed erano facili parlatori, seppero fare mirabilmente quest’arte, e furono astrologi, maghi, indovini, impostori celebratissimi. Ingannatori ed ingannati insieme essi dominavano su le deboli intelligenze dei Romani, governarono l’animo sospettoso di Tiberio, animarono Nerone e Otone a prender l’impero, persuasero a Vespasiano che aveva la virtù di risanare gli storpi, rimescolarono a posta loro il credulo animo di Adriano.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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