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      Le declamazioni sono certamente una falsa eloquenza, e a noi spiacevole: ma bisogna considerare che era la sola eloquenza possibile in quel tempo. Taluno dirà con Tacito, che sub Nerone silentium pro sapientia fuit; ma se il tacere è la prima virtù del servo che non deve pensare, non tutti possono e debbono tacere, e di ogni cosa: e val meglio adoperare l’ingegno in qualche cosa, che lasciarlo morire d’inerzia. Certamente le rassegne, le mostre, e gli esercizi militari in tempo di pace non mostrano nei soldati il valore, che si spiega solamente nella guerra: ma quando guerra non v’è, si ha pure in qualche pregio chi è valente negli esercizi. Non bisogna confondere l’eloquenza vera, e l’eloquenza di esercizio: l’una e l’altra ha il suo pregio: e se le declamazioni riuscirono sciocche ed insulse, se ne deve riconoscere la cagione nella generale confusione del pensiero e dei sentimenti, non in una classe di uomini, tra cui erano anche i savi, i discreti, e gli eloquenti.
      XXIV. Possiamo adunque conchiudere che il secondo secolo fu senza mali violenti, ma tutto guasto nei costumi, e senza fede religiosa: le scienze, le lettere, e le arti erano sparse per tutto, ma senza grandi savi nè grandi artisti: tutti i popoli con le loro idee, i loro sentimenti, e le loro istituzioni andavano confondendosi e mescolandosi, e già appariva la necessità inevitabile di un generale mutamento. Tutto questo secolo, questo ammasso di errori e di lordure ci è dipinto da Luciano; il quale da queste tenebre dispicca luce, da queste sozzure trae la bellezza.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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