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      Ci ha potuto ancora essere inganno per il nome di un altro Luciano, sofista, amico dell’imperatore Giuliano, e vissuto due secoli dopo, il quale secondo una ragionevole congettura del Gesnero, scrisse il Filopatride, e potè scrivere altre di queste opere. Finalmente questa specie di scritti brevi e piacevoli paiono facili ad imitare, e sono imitati perchè ogni sciocco suole pretendere all’arguto, e per accreditar l’imitazione la nasconde sotto un nome chiaro: così ai tempi nostri e mentre il buon Giusti era vivo, abbiamo veduto stampate tra le sue savorose poesie parecchie insipidezze dei suoi imitatori. In questa confusione come potremo distinguere l’uomo che vogliamo conoscere? come non ci verrà il dubbio che potremo attribuire ad uno ciò che appartiene a molti? Diremo noi che solamente le ottime sono di Luciano, quasi che gl’ingegni anche sommi non facciano mai nulla di mediocre? Egli è dunque ben difficile diffinire con certezza le genuine, ed è impossibile anzi inutile cercare di chi sono le altre, che non paiono genuine. Nondimeno tra questa confusione spicca e grandeggia un certo concetto rivestito di una forma leggiadra: ed in questo possiamo riconoscere certamente Luciano; se no la sua fama sarebbe senza ragione. Dove troviamo un concetto diverso ed opposto a questo, ed una forma senza leggiadria, lì è un altro uomo, che non possiamo confondere col primo senza sconoscere la natura del pensiero umano. Così l’immagine di Luciano si chiarisce, e si spoglia di ciò che ripugna a lei: può rimanerle qualche cosa non sua, ma non isconveniente: noi non possiamo discernere più oltre.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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