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      È notabile che quelle opere solamente le quali hanno quel concetto e quella forma, e che però si stimano genuine, contengono notizie della sua vita: quindi possiamo ragionevolmente credere che queste notizie sien vere.
      XXVI. Luciano fu di Samosata, città di Siria su la sponda dell’Eufrate; e nel libretto Come si deve scrivere la storia, ei la chiama sua patria. Nel Sogno dice che ei fu figliuolo di poveri genitori, che lo messero garzonetto all’arte con uno zio materno che faceva lo scalpellino; ma spiaciutogli lo zio e l’arte, si diede alle lettere, ove lo tirava il suo genio. Più lungamente parla di sè nell’Accusato di doppia accusa, dove dice che essendo ancor giovanetto, parlante la lingua barbara del suo paese, e vestito quasi alla foggia d’un Assiro, capitò nella Jonia, dove apprese la lingua e l’eloquenza dei Greci; e benchè povero e sconosciuto, in breve destò maraviglia a tutti per felicità d’ingegno e di parola, acquistò fama e ricchezze, e fu tenuto il maggior sofista o retore del suo tempo. L’essere nato mezzo barbaro, di poveri e rozzi genitori, e l’aver passato i primi anni in una vita dura, contribuì certamente a fare attecchire l’ingegno naturalmente vivace ed acuto del giovane, che si trovò ignorante ma non corrotto. E fu sua buona fortuna che egli capitò in Jonia, e non nella mollissima Antiochia, ricetto delle più stemperate libidini: ed io pensomi che andò a Smirne, capo della Jonia, fiorente di buoni studi e di graziosa nitidezza di favella, e lieta degli ultimi favori di Adriano che vi aveva stabilita una biblioteca e molti maestri: e in questa città che fu colonia ateniese,(11) e ritenne sempre l’eleganza del parlare attico, forse egli apprese quella proprietà, quella perspicuità e schiettezza di linguaggio che non s’impara mai a perfezione su i libri, ma viene con le prime idee e quando si comincia a parlare.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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