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      Egli oppone il buon senso personale alla religione ed alla scienza, l’arte antica alla moderna: e l’arte antica è per lui l’unica forma del vero e del bello. L’arte è religione, è scienza, è tutto per lui, perchè è la forma della bellezza.
      XXXVI. Consideriamo ora la forma onde Luciano esprime questi concetti. A dipingere il male esteticamente non v’è altra forma che la satira: e la satira è la rappresentazione del reale in opposizione dell’ideale, del falso in opposizione del vero, anzi del vero stesso in uno dei suoi momenti. Questa rappresentazione si fa naturalmente con l’imitazione: e presso tutti i popoli la satira ha avuto la sua naturale origine nella commedia. In Atene, dove per la piena libertà popolare era lecita ogni imitazione, la satira fu lungamente unita alla commedia, crebbe liberissima, e giunse ad una perfezione ignota altrove. Le rappresentazioni che si facevano dai contadini siciliani, dagl’istrioni etrusci, e dagli atellani erano libere solamente nelle oscenità: poco di religione e poco di politica potevano toccare senza offendere la gelosia sacerdotale, e l’aristocrazia dorica ed etrusca. Sicchè dove non fu libertà popolare ivi la satira non fu drammatica ma discorsiva, come è quella dei Latini, di altri poeti greci non ateniesi, e dei moderni. Pure la satira anche discorsiva ritiene sempre molto della sua original forma, e introducendo persone a parlare, e frammischiando dialogo e descrizione, si sforza di rappresentare al vivo le cose e le persone. Luciano essendo naturalmente inclinato al motteggio, avendo trovato liberissimo il campo nella religione non più creduta, nella filosofia diventata scettica, nei costumi rilassatissimi, e dotato d’immaginazione potente, di senso acuto, di discorso facile ed elegante, non poteva adoperare altra forma che quella della satira drammatica, nè seguire altro esempio che quello del comico ateniese.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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