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      Le cortigiane stesse sono più vere che non i caprai ed i bifolchi galantemente innamorati, e ti porgono più vere ed utili osservazioni a fare. Luciano mirava sempre nei Greci antichi del buon tempo, e da quelli traeva i suoi liberi concetti e le libere forme dell’arte che egli giudiziosamente accomodava al suo tempo; dai Greci liberi e potenti di tutte le forze dell’ingegno egli derivò nelle sue opere la pura vena della bellezza, non dai Greci cortigiani, che seduti alle regali mense in Alessandria, avevano corrotto il gusto ed il giudizio.
      XXXVIII. E dai Greci antichi del buon tempo egli trasse ancora la forma generale del suo stile e della lingua. Corrispondente ai concetti, lo stile è popolare, ed è ancora mirabile per lucentezza ed eleganza. In Antiochia ed in Alessandria le idee nuove erano assai sparse, la lingua s’era intorbidata e non faceva più trasparire schietto il pensiero, la servitù ed i costumi guasti avevano corrotto il gusto; sicchè le piacevolezze popolari erano lazzi non motti gentili, e la forma generale del dire non era bella, e non poteva essere adoperata da un artista. Atene per contrario era sempre la fonte dell’ellenismo: ivi le idee, la lingua, i costumi erano rimasti schiettamente antichi: onde Luciano trovando quel popolo più conforme alla natura del suo ingegno, fermossi in Atene, ed apprese la lingua dalla bocca del popolo, e lo stile nelle opere degli scrittori. Negli scrittori attici, e sopra tutti nel leggiadrissimo Aristofane, egli avvezzò la mente a quella sobrietà che è pregio raro in un retore, e raro negli uomini asiani, voluminosi nel dire come nel vestire.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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