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      Luciano non vuole insegnare, ma vuol ridere, vuole frustare quei pazzi scrittori del suo tempo, la cui pazzia è la prima idea che gli si affaccia alla mente, la prima che egli esprime, e la principale che domina in tutta l’opera. Però la menzione di tante sciocche storie è così ampia, e precede la esposizione della buona storia, ed è più piacevole di questa, e spesso torna anche in mezzo a questa. Un retore poteva scrivere benissimo la seconda parte, dove si espone le qualità della buona storia, e si discorre dei pregi dello storico: ma solamente un satirico e piacevole scrittore poteva scrivere quei venti capitoli. Sicchè noi ci troviamo ad una conchiusione opposta a quella del Weise; cioè che in quei venti capitoli più che negli altri è Luciano, è lo stampo del retore satirico; e in tutta l
      ’opera è la forma singolare della sua mente; sicchè non altri che egli può esserne l’autore, perchè non altri che egli sa così mescolare e contemperare il ridicolo ed il serio, sa dire tante piacevolezze bizzarre, e tante verità importantissime in una forma schietta ed amabile. Data una buona castigatoia a quegli sciocchi raccontatori, spazzato il campo da quei pruni e da quelle spine, come egli dice, viene a ragionare della storia. La non è cosa che si può fare da ognuno, nè vi bastano precetti: ci vuol uno che da natura abbia avuto molti doni nobilissimi d’ingegno e di animo, che abbia molte conoscenze di mondo, di politica, di armi, di luoghi, che abbia egli veduto i fatti, e sia stato in mezzo ai negozi, libero, giusto, senza speranze, senza timori, senza parte, amico del solo vero.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Weise Luciano