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      Il Greco accetta la disfida, e narra cinque fatti di amici greci, ed altri cinque ne narra lo Scita. Con molto accorgimento non si giudica quali sieno i più belli, perchè ogni popolo è capace di questo sentimento, che varia soltanto nella forma: e i due contendenti diventano amici. Le narrazioni greche sono schiette e brevi, le scitiche più variate e strane, secondo i costumi: tutte affettuose e nobili, espresse con buon garbo e in buona lingua. Se questo dialogo sia di Luciano io non saprei nè affermare nè negare. Se non fosse tra le sue opere, a nessun segno saprei riconoscerlo per suo: v’è, e per nessun segno posso dire che non gli appartiene. Concetto speciale di Luciano non v’è, eppure non importa, perchè Luciano poteva avere altri concetti; non v’è quell’aura di stile lucianesco che si sente da chi legge nel greco e non si sa spiegare: eppure si può piuttosto dubitare che affermare qualche cosa.
      LXIII. Ma quell’aura ti viene fragrante e piacevole quando leggi l’Anacarsi, e ti pare di essere nei bei tempi della Grecia. Solone il legislatore ateniese spiega allo scita Anacarsi l’utilità degli esercizi ginnastici, che sono parte della pubblica educazione, della quale ragiona largamente con senno antico. Discorre come i Greci educano i giovani a fine che riescano cittadini buoni di animo e forti di corpo: e quali discipline s’insegnano nelle scuole, quali esercizi nei ginnasii per conseguir questo fine. Argomento grave e di civile importanza in un secolo in cui i Greci, dimentichi delle loro antiche e savie istituzioni, non pregiavano più gli esercizi ginnastici, ma si piacevano delle corse delle carrette.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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