Pagina (117/494)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Timone con la zappa te li concia tutti quanti, e li manda storpi. Corrono altri; Timone piglia i sassi; quelli dicono: Non scagliare, chè ce n’andiamo — Voi non ve ne anderete senza sangue e senza ferite. E con le sassate finisce il dialogo.
      Chi è questo Timone? È egli forse quel tristo, nemico e spregiatore degli uomini, che visse in Atene al tempo di Alcibiade, e che una volta venne in piazza e disse: Cittadini, io ho nell’orto una ficaia a cui molti si sono impiccati: se vi si vuole impiccare qualche altro, faccia presto, perchè io la voglio tagliare? Ma questi non fu mai uomo dabbene: Luciano stesso nella Storia vera (lib. 2, cap. 31) lo pone a custode nell’isola degli empi, e Cicerone nel libro De Amicitia ne parla come di un tristo che contro gli uomini vomebat virus acerbitatis suæ. Non si sa che egli avesse trovato un gran tesoro, e che fosse stato un riccone e gran prodigo. Per qual cagione adunque Luciano lo fa diverso da quello che fu? Se intendi che sia il vero Timone, questo dialogo è serio, non satirico; ed il suo concetto non è nè bello nè vero, perchè un gran ricco, che impoverito per molto spendere accusa Giove della sua sciocchezza, e rifatto ricco odia gli uomini con un’acerbità crudele; e minaccia stragi e sangue, non è ridicolo, ma pazzo scellerato. Il dialogo non sarebbe secondo la natura di Luciano, il quale, come Menippo, ride sempre, gelai d'aei, e motteggia, e qui getterebbe fuori un veleno rabbioso senza scopo di arte, e contro la ragione di tutte le altre sue opere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Timone Timone Atene Alcibiade Cittadini Luciano Storia Cicerone De Amicitia Luciano Timone Giove Luciano Menippo