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      È una immagine mista che a primo vederla ti fa dubitare e scambiare l’una cosa con l’altra; e l’artista questo vuole che tu dubiti e scambi, che nel brutto reale tu veda qualcosa del bello ideale: perocchè questo scambio è la natura del suo concetto, ed è la cagione della bellezza che egli ti rappresenta. Ma se riguardi bene, tu vedi l’una cosa distinta dall’altra: perchè le dottrine vere, che sono l’essenza dei grandi filosofi, non sono esposte affatto; ma solamente è esposta l’ultima ed accessoria parte di esse dottrine, quella parte che è accidentale, esterna e confinante con l’errore, quella parte dove è facile lo scambio, dove sta il ridicolo da cui l’arte può ritrarre il bello. E però il dialogo è una vendita all’incanto non di filosofi, nè di sètte, nè di servi, nè di nulla, ma bion prasis, Vitarum auctio, vendita di vite, vendita di persone, vendita di certi tali, e non dice di chi, per lasciarti nel vago, e poter ridere e scherzare a suo modo liberamente. Alla bellezza artistica del concetto si accordano benissimo i particolari: ciascun ritratto in quattro colpi è compiuto: il ridicolo che li colorisce è di due specie; o sono esposte come scienza alcune pratiche esterne che non hanno nulla che fare con la scienza, o pure sono ripetute alcune formule e parole che tratte fuori della scienza e del sistema, e intese come suonano comunemente le parole, paiono stranissimi paradossi. I filosofi adunque sono venduti perchè sono inutili al mondo: i compratori sono innominati perchè rappresentano tutto il genere umano: i prezzi sono diversi, per indicare la diversa stima che il mondo, secondo l’opinione di Luciano, deve fare delle loro dottrine.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Vitarum Luciano