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      Io non so per quali ragioni questo dialogo, che a me pare genuino per il concetto, per lo stile, per le leggiadre invenzioni, e per la correzione della lingua, paia al Weise un dialogo spurio, dialogus spurius, senza aggiungervi altro. Forse l’argomento, forse il titolo, forse i versi onde comincia il dialogo fanno dare questo giudizio? Ma se Luciano è uno scettico che deride la religione del paganesimo, perchè scandalezzarsi che egli spinga troppo in là il suo scetticismo, e per lo scandalo negargli questo dialogo? Il quale per l’argomento è assai meno grave, o per dirla con una frase religiosa, è assai meno empio del Giove confutato; or se questo non si dubita che sia di Luciano, perchè deve dubitarsi del Giove tragedo? Questo titolo poi è convenientissimo, e vuol dire quasi Giove piagnone, Giove simile ad uno di quei re di Euripide caduti in basso e spogliati del regno, e però dolenti, Telephus et Peleus pauper et exul uterque. I versi ci stanno a proposito, perchè Giove dev’essere ridicolo, e deve dire ampullas et sesquipedalia verba; e sono parodie dei versi di Euripide, col quale Luciano non ha lo sdegno di Aristofane, ma non ha neppure molta simpatia, e quando può dargli una bolzonata, non la risparmia. Dunque per quali ragioni è spurio? Per dichiarare spurio un figliuolo, tutte
      le leggi del mondo vogliono che si proceda con assai riguardi e con pruove sovrabbondanti, le quali non sono allegate affatto. Io allego le contrarie, sostengo che questo figliuolo è legittimo, e dico: Guardatelo in viso, e vedete come esso alle fattezze, al moto, al riso, al parlare, somiglia tutto a suo padre.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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