Pagina (159/494)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Giove approva da sè il decreto, il quale se fosse messo a partito sarebbe ributtato da molti voti contrari; ed annunzia che gli arbitri faranno giustizia senza riguardi per nessuno. Questo Momo è il senno volgare, il quale considera le credenze di tutti i popoli ormai mescolati e confusi; e ride di tutto il politeismo, come di una varia, diversa ed immensa mole di vuote fantasie che tra poco dovevano cadere.
      LXXXIII. Il titolo del Filopseude è la prima piacevolezza di questo dialogo piacevolissimo, nel quale Luciano deride coloro che facendo professione di sapienti, non erano vaghi della sapienza, ma della bugia, non filo-sofi, ma filo-pseudi; e andavano perduti dietro la medicina empirica, gl’incantesimi, la ciarlataneria, ed ogni specie di superstizioni religiose. Essendo venuta meno quella forza d’intelletto che cercò la verità nel mondo della ragione e vi fece sì grandi conquiste, si cercava la verità nel mondo della natura e nel mondo dell’immaginazione. Onde questo dialogo, quantunque sia una satira dei filosofi del tempo, pure tratta di argomento religioso, e per dire più corretto, della superstizione religiosa. La quale non è dipinta in persone del volgo, ma in uomini di una certa intelligenza e conoscenza, cosicchè più spiccato è il contrasto che produce il ridicolo. Ecco adunque in casa di un filosofo, uomo assai riputato e dabbene, che giace in letto ammalato, una conversazione di filosofi di varie sètte, i quali ragionano di malattie risanate con rimedi strani e ridicoli, con parole ed incantesimi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Momo Filopseude Luciano