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      E se anche ad un par mio è lecito di discorrere un po’ da filosofo, io penso che questo accada così. Io credo che l’anima di un uomo ben naturato sia simile ad un molle bersaglio. Molti arcieri con le faretre piene di vari e diversi discorsi vi tirano, ma non tutti con eguale destrezza: alcuni tendendo troppo la corda, scoccano con forza, colgono nel segno sì, ma il dardo non vi rimane, trapassa, e lascia l’anima dilacerata e vuota: altri per contrario fiacchi e deboli non mandano il dardo sino al bersaglio, spesso fanno caderlo a mezza via, e se vi giunge, appena tocca, e non fa piaga, perchè non è scagliato da mano gagliarda. Ma il bravo arciero, come egli era, prima riguarda bene il bersaglio, se cede, se resiste al dardo (perchè ce ne ha dei saldi ad ogni colpo); e poi che ha osservato questo, unge la freccia, non di tossico, come gli Sciti, nè dei succhi mortiferi dei Cureti, ma di un leggiero mordente, di un dolce farmaco, e così destramente tira. La saetta scagliata dà nel segno, vi rimane, vi lascia gran parte del farmaco, che spandesi soavemente per tutta l’anima. Chi si sentirà colpito, ne avrà gran diletto, e ascoltando piangerà di gioia, come intervenne a me, che mi sentii correr per l’anima la dolcezza del farmaco, e mi sovvenne di dirgli quel verso
     
      Scaglia così, se agli uomini sei luce.
     
      Come quelli che odono sonare il flauto frigio, non tutti vanno in furore, ma solamente coloro che sono agitati da Rea a quel suono ricordano la loro passione, così quelli che ascoltano i filosofi, non tutti se ne tornano ispirati e feriti, ma soltanto coloro che sono per natura inclinati alla filosofia.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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