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      Uno di questi spergiuratori temerebbe più il moccolo d’una lucerna mattutina, che la fiamma di cotesta folgore domatrice dell’universo: e pare che tu brandisca un tizzone che nè per fuoco nè per fumo fa paura, e se colpisce, copre soltanto di fuliggine. Però anche Salmoneo(36) ardì di contraffarti il tuono, e non ebbe torto in tutto a farsi tenere uomo di focoso ardimento contro un Giove così freddo alla vendetta. E come no? Tu dormi come se avessi presa la mandragora: intanto si spergiura, e tu non odi: si fanno scelleraggini, e tu non le vedi: povero moccicone, sei cieco, sordo, e imbarbogito. Una volta, quand’eri giovane, la non andava così, chè subito ti montava la mosca, e facevi maraviglie contro i furfanti ed i violenti; non davi loro mai posa; la folgore non stava mai inoperosa, l’egida sempre agitata, il tuono muggiva, spessissimi lampi precedevano le saette, la terra sossopra come un crivello, la neve a gran fiocchi, la gragnuola come sassi, e per dirtela più grossa, rovesci di pioggia veementissima, ogni gocciola un fiume. Onde in un attimo venne quel sì gran nabisso ai tempi di Deucalione, che tutto andò sommerso nelle acque: e ne scampò sola una barchetta approdata sul monte Licoride, nella quale fu serbata la semenza di questa razza umana, che doveva rigerminare più scellerata della prima. Or ti sè’ fatto poltrone, e ben ti sta che nessuno t’offre più sacrifizi nè corone, se non rare volte in Olimpia qualcuno a caso, e lo fa, non per adempiere un dovere, ma per pagare un tributo ad una vecchia usanza; e fra breve ti spodesteranno in tutto, e ti manderan con Saturno.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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