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      Se io li avessi formati per sola utilità mia, per esserne signore io, sarei un furfante ed un avaro; ma io mi sono travagliato pel vostro bene comune: in tutti i luoghi ci sono templi di Giove, di Apollo, di Giunone, di te, o Mercurio, e di Prometeo no. Io dunque pensare a me solo? io tradire il comun bene? io rabbassare gli altri? Considera meco un po’, o Mercurio, se puoi immaginare un bene che non abbia spettatori, una possessione, una fattura che nessuno debba mai vedere nè lodare, e che pure sia piacevole e gradita a chi la possiede. Che vo’ dire con questo? che non essendovi gli uomini, la bellezza dell’universo saria senza spettatori; e noi saremmo ricchi d’una ricchezza che nessuno ammirerebbe, e che neppure agli occhi nostri avrebbe pregio, perchè non potremmo paragonarla ad una inferiore; non comprenderemmo che beatitudine noi godiamo, perchè non vedremmo altri privi di quello abbiamo noi: così il grande non si terrebbe grande se non si misurasse col piccolo. E voi che dovreste onorarmi per questo benefizio che ho renduto a tutti, voi mi avete messo in croce, e mi date questo merito per l’opera ch’io pensai di fare. Ma ci ha de’ ribaldi tra loro, tu mi dirai, ma fanno adulterii, si sgozzano nelle guerre, sforzano le sorelle, insidiano alla vita dei genitori. E fra noi non si fanno assai di queste cose? però dobbiamo accusare il cielo e la terra che ci han data l’esistenza? Forse mi dirai, che per aver cura degli uomini è necessità che sofferiamo la noia di molte faccende.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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