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      Ma queste sono tutte egualmente belle, e non so come spiccar gli occhi da una e riguardarne un’altra: non vorrei staccarmi da colei che prima mi viene veduta, ma vi rimango fiso con gli occhi e con la mente, e la mi pare bellissima; e se trapasso ad un’altra, anche questa è bella, è incantevole, come le altre che le stanno vicino: sicchè da ogni parte elle fioccano bellezze sovra di me, e vorrei come Argo aver occhi per tutto il corpo per rimirarle. Io penso che saria una bella giustizia dare a tutte il pomo. E ci è di più, che costei viene ad essere sorella e moglie a Giove, e queste gli sono figliuole. Anche per questa cagione quanto non è pericoloso il giudizio?
      Mercurio. Io non so: ma non si può disubbidire al comando di Giove.
      Paride. Di questa sola cosa falle persuase, o Mercurio, che le due vinte non me ne vogliano male, e credano pure che solo gli occhi hanno sbagliato.
      Mercurio. Elle dicono che così faranno. Ma attendi ora a fare il giudizio.
      Paride. Tenteremo: come posso altrimente? Ma prima voglio sapere se basterà riguardarle così come stanno vestite, o converrà farle spogliare per contemplarle il più accuratamenteMercurio. Questo sta a te che se’ giudice, ordina come vuoi.
      Paride. Come io voglio? Vo’ vederle nude.
      Mercurio. Dispogliatevi: tu rimirale: io me ne ritorno.
      Giunone. Bene, o Paride: e prima io mi spoglierò affinchè tu sappi che non ho soltanto le braccia bianche, nè vo superba per aver gli occhi di bue, ma che io sono tutta quanta bella.
      Paride. Spògliati anche tu, o Venere.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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