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      Venere. Vuoi ch’io tel giuri?
      Paride. No; ma promettilo un’altra volta.
      Venere. Io ti prometto di darti Elena in moglie, di accompagnarti a lei, e di tornare con entrambi in Ilio; io ci sarò, e farò ogni cosa per voi.
      Paride. Ed Amore, e Cupido, e le Grazie le condurrai?
      Venere. Non dubitare: anche il Desio e l’Imeneo io ci menerò.
      Paride. A questo patto io do a te il pomo; a questo patto prendilo.
     
     
      21.
      Marte e Mercurio.
     
      Marte. Hai udita, o Mercurio, la superba spampanata di Giove? Se voglio, ei dice, io collerò dal cielo una catena, e voi afferrandola e traendo di tutta forza, vi affaticherete invano, e non mi trarrete giù; ma se io pur voglio trarre in su, non solo voi, ma la terra ancora ed il mare io terrò appesi in alto. Ed il resto l’hai udito. Che egli sia più valente e più forte di ciascuno di tutti noi, io nol nego: ma superarci tutti quanti, da non poterlo vincere anche se ci mettessimo la terra ed il mare, questa è grossa, e non la credo.
      Mercurio. Taci, o Marte: non è prudenza parlare così, e tirarci un male addosso per una ciancia.
      Marte. E credi che io parli così con tutti? con te solo, che ti so segreto. E sai perchè mi veniva più a ridere nell’udirlo così minacciare? voglio dirtene la cagione. Mi ricordavo quando, non ha guari, Nettuno, Giunone e Pallade gli si levaron contro, e congiuraron di prenderlo, e d’incatenarlo, come ei tremava a verga a verga; ed erano tre! E se Teti impietosita di lui non gli avesse chiamato in aiuto Briareo dalle cento mani, saria stato legato con tutto il fulmine ed il tuono.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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