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      Dori. Io non ho innamorato, io, nè mi vanto d’essere vagheggiata da alcuno. Cotesto Ciclope che puzza di caprone, che cibasi di carni crude, come dicono, e che mangia i forestieri che gli capitano, sia tutto tuo, e tu sii tutta sua.
     
     
      2.
      Il Ciclope e Nettuno.
     
      Ciclope. O padre, vedi che m’ha fatto uno scellerato di forestiero, m’ha ubbriacato, e, mentre io dormivo, m’ha accecato.
      Nettuno. E chi è stato sì ardito, o Polifemo?
      Ciclope. Uno che prima disse chiamarsi Nessuno; ma poi che mi scappò, e fu in salvo, disse che aveva nome Ulisse.
      Nettuno. Conoscolo: è l’Itacese, che ritorna da Ilio. Ma come ha fatto questo? egli non è punto audace.
      Ciclope. Tornandomi dal pascolo, m’accorsi che nell’antro c’erano entrati alcuni, che certo volevano rubarmi il gregge. Posi all’entrata la chiusura, che è un gran petrone, ed acceso il fuoco con un albero che m’aveva portato dalla montagna, li vidi che s’andavano acquattando, ne abbrancai alcuni, e me li mangiai saporitamente perchè erano ladri. Intanto quell’astutissimo Nessuno, o Ulisse, com’ei si chiamava, mi diede bere una bevanda dolce sì ed odorosa, ma traditora e turbatrice, chè tosto ch’io la bevvi mi pareva che ogni cosa mi girasse intorno, la spelonca si rivoltasse sossopra, non ero più in me, ed infine fui preso dal sonno. Allora quegli, aguzzato un palo, e messolo anche al fuoco, m’accecò mentre dormivo. E da quel punto, o Nettuno, io son cieco.
      Nettuno. Che sonno profondo avevi, o figliuolo, che non ti svegliasti mentre ti accecavano! Ma Ulisse come sfuggì? So che egli non avria potuto smuovere quel sasso dall’entrata.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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