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      Metti cinque dramme e due oboli.
      Mercurio. Per un ago da risarcire la vela cinque oboli.
      Caronte. Mettivi anche questi.
      Mercurio. La cera per turar le fessure del battello, i chiovi, e la funicella di cui tu hai fatto la scotta, due dramme in tutto.
      Caronte. Bene: questo è a buon mercato.
      Mercurio. Questo è tutto. Se pur non m’è sfuggito qualche cosa nel conto. Or quando mi darai i quattrini?
      Caronte. Ora è impossibile, o Mercurio mio. Se una peste o una guerra ci manderà un po’ di folla, allora potrò raspare qualche guadagno sovra i conti del nolo.
      Mercurio. E debbo io desiderare il male altrui per esser rimborsato d’una miseria?
      Caronte. E’ non c’è altro modo, o Mercurio. Ora ci cápitano pochi, come tu vedi: chè per tutto è pace.
      Mercurio. Meglio così; e non importa se tu non mi paghi subito. Ma quegli antichi, o Caronte, ti ricordi che omaccioni erano! tutti robusti, pieni di sangue, e tutti morti di ferite! Ora chi muore avvelenato dal figliuolo o dalla moglie, chi per intemperanza ci porta tanto di pancia e di piedi gonfi: tutti scialbi, frollati, e ben diversi da quelli. Molti ci vengono a cagione delle ricchezze, per le quali sogliono farsi mille insidie tra loro.
      Caronte. Queste ricchezze sono assai desiderate.
      Mercurio. Però neppure io crederei di far male a chiederti quel che mi devi.
     
     
      5.
      Plutone e Mercurio.
     
      Plutone. Conosci tu quel vecchio, quel gran vecchione, dico, quel ricco Eucrate, che non ha figliuoli, ed ha attorno almeno cinquantamila che uccellano alla sua eredità?
      Mercurio.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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