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      Non ti pare che sia ben fondata la mia boria?
      Diogene. Cioè sul regno, su la bellezza, e su la pesantezza del sepolcro?
      Mausolo. Su questo, sì per Giove.
      Diogene. Ma, o bel Mausolo, quella tua vigoria e quella tua leggiadria or non l’hai più. Se scegliamo un giudice tra la bellezza tua e la mia, io non so perchè dovrebbe lodare il teschio tuo più del mio: gli abbiam calvi entrambi, e spolpati: entrambi abbiamo i denti digrignati a un modo, e le occhiaie vuote, e il naso scavato. Quel sepolcro e quei marmi preziosi forse giovano agli Alicarnassii, i quali ne fan mostra ai forestieri, e si pregiano di possedere un gran monumento: ma tu, io non vedo tu che ne godi: se pur tu non dici questo, che più di noi tieni un gran peso addosso e sei schiacciato da tante pietre.
      Mausolo. Dunque tutto questo non mi giova; e meriterà eguale onore Mausolo e Diogene?
      Diogene. Eguale no, o prode, no. Perchè Mausolo piangerà ricordandosi dei beni della terra nei quali si credeva felice; e Diogene si riderà di lui. Egli dirà che in Alicarnasso gli fu innalzato un sepolcro da Artemisia sua moglie e sorella; e Diogene non sa se il corpo suo ha avuto una sepoltura, nè se ne briga, ma lasciò fama di sè tra i buoni, e la vita che egli visse da uomo è più sublime del monumento tuo, o vilissimo de’ Carii, e fondata sovra fondamenta più salde.
     
     
      25.
      Nireo, Tersite e Menippo.
     
      Nireo. Ecco qui, Menippo deciderà chi di noi due è più ben fatto. Di’, o Menippo, non ti paio più bello io?
      Menippo. Chi siete voi? Pensomi che prima debbo saperlo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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