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      Ed ei sorridendo, chè è un vecchietto cieco, pallido, e con una vociolina sottile, risposemi: O figliuolo, io so la cagione del tuo dubbio, la ti viene dai sapienti, che sono discordi fra di loro: ma io non posso dirtelo, chè è vietato da Radamanto. - No, padre mio caro, risposi: deh dimmelo, e sappi che io vo più cieco di te camminando nella vita. - Egli allora mi trasse in disparte molto lunge dagli altri, e fattomisi all’orecchio, pianamente mi disse: La vita dell’ignorante è la migliore e la più saggia: onde lascia di spiare il cielo, di strolagare su i principii e i fini delle cose: manda alla malora i filosofi e i loro sillogismi, chè le son tutte baie; ed attendi solo a questo, usar bene del presente, passar ridendo sopra molte cose, non dare importanza a nulla.
     
      Così dicendo ritornò veloceSul prato d’asfodillo.
     
      Essendo già l’ora tarda, Su via, o Mitrobarzane, io dissi, che più indugiamo? perchè non ritorniamo sul mondo? Ed egli: Sta’ lieto, o Menippo, disse, che ti mostrerò un breve e facile tragetto. E menatomi in un cantuccio più scuro degli altri, mi mostrò un certo barlume che entrava come per una finestrella. Questo, mi disse, è il tempio di Trofonio: per qui si scende dalla Beozia: entravi, e tosto sarai in Grecia. A queste parole io tutto lieto saluto il mago, mi ficco e mi arrampico per quella buca, ed eccomi non so come in Livadia.(63
     
      XII.
      CARONTE,
      oGLI OSSERVATORI.
     
     
      Mercurio e Caronte.
     
      Mercurio. Oh! perchè ridi, o Caronte? Come hai lasciato il battello, e sei salito su la terra? quassù tu non ci suoli aver faccende.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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