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      Platone. Ecco stile di oratore! Egli è tutto il contrario, e tu più ti scopri non pure malvagio sfacciato, ma ingrato ancora: perchè avendo ricevuto da noi quel tuo arco, tu lo rivolgi contro di noi; noi siamo il solo bersaglio delle tue saette, e di mille ingiurie che ci scagli addosso. Questo merito abbiamo da te, perchè ti abbiamo aperto quel giardino, e ti abbiam lasciato cogliere i fiori, ed empirtene il seno. Onde specialmente per questo tu sei degnissimo di morire.
      Luciano. Vedete? la collera vi fa dimenticar la giustizia. Eppure io non avrei mai creduto che un Platone, un Crisippo, un Aristotele e tutti voi altri veniste a tanta collera, anzi mi pareva che voi soli ne doveste esser lontani. Ma almeno, o bravi filosofi, non mi uccidete senza giudizio e senza difesa. Questa era massima vostra, che non si deve usare la forza e la violenza, ma con la giustizia sciogliere le differenze, dando a ciascuno il diritto di dir sue ragioni. Scegliete un giudice, accusatemi o tutti, o chi tra voi vorrete: ed io mi difenderò dalle colpe che mi date. E poi se sarò chiarito colpevole, ed il giudice mi condannerà, mi torrò la pena meritata, e voi non farete alcuna violenza: ma se dopo che avrò reso stretto conto di me, sarò trovato innocente ed irreprensibile, e i giudici mi rimanderanno assoluto; voi volgerete la collera vostra contro chi v’ha ingannati ed aizzati contro di me.
      Platone. Sì: il cavallo vuole il piano:(81) affinchè tu imbrogli i giudici, e te la svigni: chè tu sei oratore, ed avvocato, e scaltrito in tutte le trappolerie del fòro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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