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      Ma non è mestieri andar noi a casa sua: l’aspetteremo qui nel Ceramico, quando ella ci verrà tornando dall’Accademia, per passeggiar nel Pecile.(82) Questa è usanza sua ogni dì: anzi, eccola che viene. Vedi quella donna di modesto portamento, quella degli occhi soavi, quella che va piano perchè va pensosa?
      Luciano. Ne vedo molte simili al portamento, all’andare, alle vesti. Eppure una tra esse dev’esser la vera Filosofia.
      Platone. Ben dici, ella si mostrerà al parlare.
      La Filosofia. Oh, che è ciò! come quassù Platone, Crisippo, Aristotele, e tutti gli altri, proprio i capi delle mie dottrine? Perchè di nuovo in vita? Vi si è fatto qualche male laggiù? Mi parete sdegnati. E chi è cotestui che menate preso? forse un violatore di sepolcri, un omicida, un sacrilego?
      Platone. Sì, il più empio di tutti i sacrileghi; il quale ha osato parlar male di te, o santissima Filosofia, e di tutti quanti noi, che abbiamo lasciato ai nostri posteri quello che imparammo da te.
      La Filosofia. E voi v’accendete in tanto sdegno che uno sparli di voi? Voi sapete quante ne ha dette a me la Commedia nelle feste di Bacco: eppure io le voglio bene, e la tengo per amica, e non mai l’ho accusata in giudizio, nè sono andata a rimproverarla, ma l’ho lasciata scherzare a suo modo, e come è usanza in quelle feste. Io so che per beffe nessuna cosa scema di suo pregio; anzi per contrario, quel che è bello, come l’oro che esce di sotto al bulino, splende più vivo e più lucente. Or voi come siete divenuti così irosi e intolleranti? e perchè tenete costui alla gola?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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