Pagina (481/494)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E per paragonare il piccolo al grande, se vuoi cominciare dal capo della scala e scendere giù per tutti i gradini ad uno ad uno, vedrai che noi siamo tutti o più grandi o più piccoli, ma una mercede l’abbiamo tutti.
      Se io adunque avessi posto la legge che nessuno deve far niente, avrei la colpa di averla violata; ma se non dico affatto questo nel mio libro, anzi il contrario, e che un uom dabbene dev’essere operoso, che altro di meglio ei può fare che adoperarsi con gli amici nelle belle imprese, e mostrare alla luce del giorno il suo valore, e con quanta fede, diligenza, ed amore egli tratta gli affari che gli son confidati, per non essere, come dice Omero, inutile peso alla terra? Ma innanzi tutto bisogna ricordare a quei che mi biasimano, che essi non biasimano un sapiente (se qualche altro è sapiente io non so), ma un uomo come tutti gli altri, che per un po’ di pratica di eloquenza ho avuto qualche lode, nè mi sono affannato per giungere a quell’alta virtù degli archimandriti, nè ho voluto stordirmi per questo, perchè non ho scontrato mai sapiente che fa le belle cose che ei dice. Se mi biasimassi tu di questa mia vita presente, io ben ne sarei maravigliato, chè biasimeresti uno che tu da molto tempo conosci avere avuto per la rettorica pubbliche provvisioni grandissime, quando venisti in Gallia per vedere l’oceano occidentale, e ci scontrammo, e allora io ero tra i sofisti largamente provvisionati.
      Queste cose, o amico mio, ho voluto scriverti a mia difesa, quantunque impacciato tra mille faccende: perchè non fo poco conto di avere da te la palla bianca e piena;(106) agli altri, ancorchè tutti m’accusino, io risponderò come il merlo: Non ti curo, Domine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Omero Gallia Domine