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      E se no, lo diranno Crisippo, ed Aristotele, e Platone, e prima di essi Socrate che non è da meno di costoro, e che gridava a tutti non già che egli sapeva ogni cosa, ma che ei non sapeva niente, o sapeva solo di non sapere. Rifacciam dunque il conto: abbiamo venti per Pitagora, venti per Platone, altrettanti per ciascuno degli altri: ora che somma d’anni avremo se pognamo solo dieci sette in filosofia?
      Ermotimo. Sopra dugento, o Licino.
      Licino. Ne vogliam togliere il quarto, e farli rimanere cencinquanta? o la metà?
      Ermotimo. Come ti pare: io vedo questo, che così pochissimi le percorrerebbero tutte, ancorchè cominciassero da che nascono.
      Licino. Ma che ci vuoi fare, o Ermotimo, se la cosa così sta? Ritratteremo forse il nostro convenuto, che uno non può scegliere tra molte cose la migliore, se non ha esperienza di tutte? e che senza questa esperienza si va più per divinazione che per giudizio alla ricerca del vero? Non dicevamo questo noi?
      Ermotimo. Sì.
      Licino. Dunque tanto dobbiamo vivere, se vogliamo scegliere bene, avendo fatta esperienza di tutte le sette, e dopo la scelta filosofare, e filosofando divenire beati. Prima di far così, noi balleremo al buio, come si dice, urteremo di qua e di là, e qualunque cosa ci verrà alle mani crederemo sia quella che noi cerchiamo, perchè non conosciamo la vera. E se per buona fortuna c’imbattiamo in essa, non siamo certi che è dessa quella che andiamo cercando: perchè ce ne ha molte simili fra loro, e ciascuno dice che la sua è la verissima.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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