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      Ma la cagione che ha fatto innamorar te e tutti gli altri, quanti sono gli spasimati del tuo idolo, a creder mio, è questa: l’aver da prima creduto e tenuto per vero ciò che colui dice della donna, vi sforza a credere il resto: voi riguardate soltanto in quel primo dire, e con quello ei vi tira pel naso, giacchè gli avete data la prima presa, e vi mena alla vostra amata per la via ch’ei chiama diritta. Il resto poi va da sè, e nessuno di voi rivolgendosi in su l’entrata, considera se la via è vera, se non s’è sbagliato, se doveva entrarsi in altra, ma andate dietro le pedate di chi vi precede, come le pecore dietro la guidaiuola; quando che in su l’entrata e da prima doveva considerarsi se entrarvi o no. Ma ciò che dico farottelo comprender meglio con un paragone. Se uno di questi audaci poeti dicesse, che una volta c’era un uomo con tre teste e con sei mani; e se tu inghiottissi questo primo boccone senza masticarlo, senza considerare un po’ se la cosa è possibile, egli per conseguenza ti sforzeria ad inghiottire il resto; che quegli aveva sei occhi e sei orecchie, mandava tre voci insieme, mangiava per tre bocche, aveva trenta dita, non come noi che ne abbiamo dieci in tutte e due le mani; e che quando combatteva, tre mani prendevano quale uno scudo, quale una rotella, quale un brocchiero, e le altre tre quale una scure, quale una lancia, quale una spada. Chi
      potrebbe non credergli più, dicendo egli queste cose? Le sono conseguenze di quel principio, al quale in prima si doveva por mente, e vedere se era da concedere ed ammettere: se concedi il principio, le conseguenze scendono da sè stesse, e non si arrestano, e non è facile sfuggirle, perchè necessarie e consonanti all’ammesso principio.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538