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      Ed anche perchè vedono che se dicessero il vero non parrebbero venerandi, come paiono, e dappiù degli altri, e non sarebbero rispettati: e però non lo direbbero mai, perchè sanno da quale altezza caderebbero, e che sarebbero ragguagliati a tutti gli altri. Ben pochi troverai così magnanimi da dire che ei sono caduti nell’errore, e avvertire gli altri che non vi cadano. Se mai t’avvieni in uno di questi pochi, chiamalo amico della verità, ed uomo dabbene, e giusto, e, se vuoi, filosofo, chè a costui solo non negherei tal nome: gli altri o niente conoscono il vero, e credono di conoscerlo: o lo conoscono, e lo nascondono per timore, per vergogna, per non iscapitar di riputazione.
      Ma, per Minerva, lasciamo stare tutte le cose che ho dette, le ricopra un obblio, come fosser di quelle state prima dell’arconte Euclide:(13) pognamo che la retta filosofia sia quella degli stoici e nessun’altra, e vediamo se ella è conseguibile, se è possibile, o se invano si affaticano quelli che la seguono. Odo promesse magnifiche, quanta beatitudine goderanno coloro che pervengono suso alla cima: essi soli avranno tutti i beni che si possono avere. Ma poi tu sai meglio di me se mai ti sei potuto scontrare in qualche stoico, anche cima di stoico, il quale non senta dolore, non si lasci vincere dal piacere, non si sdegni, spregi invidia e ricchezze, e sia in tutto e per tutto beato, come dev’essere chi è regola ed esempio della vita virtuosa: chè se gli manca un punto solo, ei non è perfetto, ancorchè ne abbia moltissimi; e se non è perfetto non è beato.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Minerva Euclide