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      Ma un’altra cosa tu non hai mai considerato che la virtù consiste nelle opere, nel fare opere giuste, prudenti, forti. Voi (e quando dico voi, io parlo delle cime dei filosofi), voi lasciando di cercare e di fare questo, vi occupate di magre paroluzze, di sillogismi, di garbugli; ed in queste inezie spendete la maggior parte della vita, e chi riesce più valente in esse, vi pare un capoccia: e per queste forse lodate a cielo cotesto tuo maestro, già vecchio nell’arte di far perdere la testa ai poveri scolari, e che sa come si deve parlare, filosofare, trappolare, e ingarbugliare. Voi lasciando scioccamente il frutto (che è quel delle opere), vi occupate della corteccia: e nei vostri discorsi non abbrancate altro che foglie. Fate altro che questo, o Ermotimo, tutti voi da mane a sera?
      Ermotimo. Non altro che questo.
      Licino. Dunque diria bene taluno che voi seguite l’ombra e lasciate il corpo; lasciate il serpe, e ne cercate lo scoglio; o piuttosto fate come chi, versata l’acqua in un mortaio, la pestasse con un pestello di bronzo, credendo di fare una gran cosa utile e necessaria; senza sapere che anche a rompersi le braccia pestando, l’acqua rimane sempre acqua. Qui permettimi che io ti faccia una dimanda: Vorrestù, pognam da banda il sapere, vorresti per tutt’altro esser simile al tuo maestro, così stizzoso, così cavilloso, così accattabrighe, e così ghiotto di piaceri, sì, benchè a molti ei paia un santo? Non rispondi, o Ermotimo? Vuoi ch’io ti racconti quel che testè ho udito dire intorno alla filosofia da un vecchione, maestro di sapienza a moltissimi giovani?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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