Pagina (58/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Richiedendo costui la paga da uno de’ suoi discepoli, tutto s’arrovellava, e gli diceva villania, perchè da sedici giorni colui doveva già averlo pagato alla fine del mese, come erano stati i patti. Essendo così sdegnato, venne a lui un zio del giovane, villano e grosso di cervello, secondo voi; il quale gli disse: Adagio, o uomo dabbene: non andare in tanta collera, che non ancora t’abbiamo pagato i quattrini per le chiacchiere che abbiam comperate da te. La mercatanzia che ci hai venduta l’hai ancora tu: gli insegnamenti tuoi sono tuoi, e non isminuiti di nulla. E poi la cosa che io tanto desideravo, e per la quale mi consigliai a porre il giovane nelle mani tue, tu non l’hai fatta, egli non è divenuto migliore: anzi ha rapita la figliuola del mio vicino Echecrate, e l’ha sverginata; e saria capitato male in giudizio, se io con un talento non avessi turato la bocca ad Echecrate che è un povero uomo: poco fa ha dato uno schiaffo alla madre; la quale lo colse che si portava sotto la veste un barletto, che era forse il suo scotto per una gozzoviglia. Di superbia poi, d’ira, di sfacciataggine, di pretenzione, di bugie ne aveva meno l’anno passato che uguanno. Eppure io avrei desiderato che di questo tu gli avessi medicato la testa, anzi che riempirgliela di cose che a noi non importano nulla, e che egli ogni giorno ci ripete quando siamo a tavola: come a dire che un coccodrillo avendo rapito un fanciullo, prometteva di renderlo al padre se gli avesse risposte non so che storie: o pure che quando è giorno è necessario che non sia notte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Echecrate Echecrate