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      Talvolta il galantuomo ci fa nascer le corna, non so come ravvolgendo e raggomitolando il discorso: noi ne ridiamo; e massime quand’egli turandosi le orecchie, va strolagando tutto solo, e ripetendo certi strani nomi, abito, facoltà, comprensività, fantasia, ed altrettali. L’udimmo dire ancora che Dio non è in cielo, ma è sparso per tutto, nei legni, nelle pietre, negli animali, e persino nelle cose immonde. E dicendogli la madre che queste sono pazzie, egli deridendola, rispose: Da queste pazzie imparo che io solo son ricco, io solo son re, e tutti gli altri sono omiciattoli e spazzature a petto a me. — Così disse quell’uomo: odi ora, o Ermotimo, che risposta diede quel vecchio senno di filosofo: — Se egli non fosse venuto da me, disse, non pensi tu ch’egli avrebbe fatte rovine più grandi, e ci saria capitato in mano al boia? La filosofia gli ha messo un freno, e un po’ di rossore in viso; e però è più temperato, e sopportabile, perchè si vergogna a mostrarsi indegno della veste e del nome che gli stanno addosso; e che col tempo ve lo renderanno una coppa d’oro. Onde io merito, ancorchè non gli avessi insegnato il meglio, di aver la paga da voi, almeno per le cose che ei non ha fatte, avendo rispetto alla filosofia. Anche le mamme e le balie dicono così quando mandano i bimbi alla scuola: Se non vi possono imparar niente di buono, almeno non faran niente di male stando colà. Ma a me pare di avere adempiuto all’obbligo mio: e tu prendi teco un uomo che sappia di filosofia, vieni dimani da me, e vedrai come il giovane dimanda, come risponde, quante cose ha imparate, quanti libri ha letto intorno ai sillogismi, agli assiomi, alla comprensività, al decoro, e a tante altre belle cose.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Dio Ermotimo