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      Perchè lo chiamarono così, perchè lo annoverarono tra gli eroi e tra i figliuoli di Esculapio, forse non è soverchio raccontare; affinchè sappiate che non solo gli Sciti a casa loro usano d’immortalare gli uomini e mandarli dal loro Zamolchi, ma anche gli Ateniesi possono indiare gli Sciti in Grecia.
      Al tempo della peste grande la moglie di Architele l’areopagita sognò che le comparì questo Scita, e le comandò di dire agli Ateniesi che per far cessare la peste dovevano spruzzar molto vino per le vie della città. Fatto questo molte volte (gli Ateniesi che udiron la cosa non la trascurarono), non ci fu peste più: sia perchè l’odore del vino purificò l’aria infetta, sia per altra cagione conosciuta da Tossari, che come dottore in medicina prescrisse quel rimedio. Oggi ei riceve ancora il premio di quella guarigione, gli è sacrificato un cavallo bianco sul monumento, dove Demeneta additò che egli era uscito e le aveva fatta quella prescrizione del vino. Fu trovato che quivi era sepolto Tossari, e fu riconosciuto ad una iscrizione che pur non appariva tutta intera; e più perchè su la colonna era scolpito uno Scita che nella destra mano teneva un arco teso, e nella sinistra una cosa, come un libro. Anche oggi se ne vede più che mezzo, tutto l’arco, ed il libro; ma la parte superiore della colonna e la faccia è rotta e guasta dal tempo. Sta non lungi dal Dipilo, a sinistra quando si va all’Academia è un tumolo non molto grande, e la colonna è rovesciata, ma sempre coronata di fiori: e dicono che egli ha risanati molti dalla febbre, ed io lo credo bene perchè egli una volta risanò la città tuttaquanta.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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