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      Quando la prima volta io entrai nella vostra città, restai sorpreso riguardandone la grandezza e la bellezza, la folla dei cittadini, e la ricchezza, e la magnificenza: ond’io era pieno di stupore, ed era fuori di me per la maraviglia, come avvenne a quel giovanetto isolano nella casa di Menelao. E così naturalmente dovevo sentire nell’animo mio, vedendo una città alzata a tanta altezza, e che, come dice il poeta,
      Fioria di tutti i beni onde fiorisceUna cittade.
      Stando io così, consideravo che mi dovessi fare: e da prima pensai di darvi qualche saggio di eloquenza; chè e dove altro l’avrei potuto dare, se fossi rimasto muto in tale città? Cercai (non vo’ nascondere il vero) di sapere chi fossero i principali cittadini, ai quali avvicinandomi, farmeli protettori ed aiutatori. E qui non un solo, come ad Anacarsi, nè un barbaro, qual era Tossari, ma moltissimi, anzi tutti, mi dissero le stesse cose con diverse parole: O forestiere, molti e molti buoni e bravi uomini sono nella città nostra, nè in altra ne troveresti tanti: ma gli ottimi son due, i quali per nobiltà di lignaggio e per autorità vanno innanzi a tutti gli altri, e per dottrina ed eloquenza stanno a pari con la decade ateniese.(17) Il favore che essi hanno dal popolo è vero amore: onde si fa ciò che essi vogliono; ed essi vogliono ciò che è il meglio per la città. La loro cortesia, l’amorevolezza che hanno pe’ forestieri, l’essere in tanta grandezza non invidiati affatto, il farsi con tanto amore rispettare da tutti, l’essere così benigni a tutti ed affabili, son cose che tu stesso vedrai tra poco, e conterai ad altri.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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