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      Solamente io lo biasimai del fastoso titolo messo in fronte a sì povera scrittura: Istorie Partiche di Collimorfo, medico della sesta centuria degli Astati. Ad ogni giorno metteva la data. E nel proemio disse una gran freddura argomentando così: È proprio del medico scrivere la storia, perchè Esculapio è figliuolo d’Apollo, ed Apollo è principe delle Muse, e signore di tutte le scienze. Ed anche cominciò a scrivere in dialetto gionio, e poi non so perchè trapassò nel comune: serbava del gionio alcune parolette, e il resto era tutta roba di popolazzo e da trivio.
      Ti parlerò ora di un filosofo, di cui ti tacerò il nome, ma ti dirò che fior di senno era nella sua storia, la quale ho udito testè in Corinto. Costui galoppa innanzi a tutti: comincia il primo periodo del proemio con una interrogazione, per isfoderar subito la sapientissima sentenza che al solo sapiente conviene scrivere la storia: poi segue un sillogismo, ed un altro, ed un altro; ed è tutto un’intronata d’interrogazioni il proemio: adulazioni a bizzeffe, lodi sperticate e proprio da buffone; ma tirate a filo di sillogismo, strette e compatte. Ma quel che mi parve un’arroganza sconveniente ad un filosofo co’ capelli bianchi ed una gran barba, fu il dire nel proemio che il nostro capitano aveva una particolar fortuna che i filosofi narrano le sue geste. Il che, se era vero, dovevam dirlo noi, non egli.
      Non posso dimenticarmi di un altro che cominciava così: Vengo a dire de’ Romani e de’ Persi: poco appresso: Perchè ai Persiani dovea avvenire un malanno: e poi: Osroe che i Greci addimandano Ossiroe: ed altri di questi pettegolezzi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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