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      Ed a questo proposito si conta un altro detto di Alessandro, il quale diceva ad Onesicrito: Quanto vorrei tornare per poco a vivere dopo la mia morte, per sapere come gli uomini allora giudicheranno leggendo le mie geste. Se ora le lodano e le celebrano, non maravigliarti: credono così di allettarmi, ed acquistare la mia benevolenza. Omero benchè scrisse molte favole intorno ad Achille, pure è creduto da molti, pe’ quali questo solo argomento è grande indizio della sua veracità, che ei non scrisse di un vivo: chè non trovano la cagione per la quale avria dovuto mentire.
      Sia dunque il mio storico impavido, incorrotto, libero, schietto amico del vero, chiamante, come dice il comico, i fichi fichi, il pane pane: senz’odio nè amicizia, senza risparmiare alcuno, senza impietosire, o vergognare, o smagarsi; giudice giusto, benevolo a tutti, ma neppur d’un tantino propenso più ad uno che ad un altro, straniero nei suoi libri, senza amore di patria, senza paura di re, senza pensare di piacere a questo o a quello, ma ciò che è dire. Tucidide la pose questa legge, e distinse i pregi ed i vizi della storia, vedendo Erodoto tanto ammirato, che i suoi libri ebbero i nomi delle Muse: dice che egli scrive un monumento per l’eternità, non un pas- satempo per i presenti: che non pregia favole, ma lascia la verità dei fatti agli avvenire: e aggiunge che l’utile dev’essere il fine che ogni uomo di senno dovrebbe proporre alla sua storia, affinchè se mai si rinnovellano simiglianti avvenimenti, si possa, riguardando nei già scritti, ben regolare i presenti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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