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      Quando poi si farà il proemio, si comincerà non da tre cose, come fanno gli oratori, ma da due, e lasciando stare la benevolenza, si cercherà cattivare l’attenzione e la docilità degli ascoltatori. I quali saranno attenti se loro prometterai di parlare di cose grandi, importanti, riguardanti la patria ed il bene comune: e s’invoglieranno ad ascoltarti se di mano in mano esporrai chiaramente le cagioni, e farai breve sommario dei fatti. Di siffatti proemii usarono i grandi storici. Erodoto dice: affinchè col tempo non sieno dimenticati quei grandi e mirabili avvenimenti, le vittorie degli Elleni e le sconfìtte dei barbari. E Tucidide: che la guerra che egli prende a descrivere, è grande, degnissima di memoria, maggiore di quante altre furono innanzi, e piena di vari e grandi accidenti. Dopo il proemio, o lungo o breve, secondo i fatti che si narrerà, il trapasso alla narrazione sia acconcio ed agevole. La narrazione è quasi tutto il rimanente corpo della storia: onde sia ornata di tutte le virtù proprie della narrazione, proceda facile e piana, sempre eguale, senza balzi, senza appiccagnoli, senza vuoti: sia chiara ed evidente sì per la dizione, come ho detto, sì per la connessità de’ fatti. I quali debbono essere spiccati e compiuti, e finito il primo si passi all’altro congiunto a quello e come per una catena legato; per modo che non vi sia interruzione, non sieno molte e scucite narrazioni appiccate insieme, ma unite fra loro, continue, e come fuse ai due capi dove si uniscono.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Elleni Tucidide