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      La lode o il biasimo sieno date parcamente, con circospezione, senza calunnia, dopo i fatti, in brevi parole, a tempo; se no, son cose da tribunale, ed avrai la colpa di Teopompo che per astio se la piglia con molti, e si piace a venire a tu per tu, e fa un’accusa più che una storia. Se accade mentovar qualche favola, bisogna pur dirla, senza asseveranza; nè leva, nè poni: chi legge pensi ciò che gli piace, tu stattene al sicuro, nè pel sì, nè pel no.
      Insomma ricórdati di ciò che t’ho detto, e ti ripeto, scrivi, non riguardando solo al presente per aver lode ed onore dagli uomini d’oggi, ma abbi in mira tutti i secoli, scrivi pei posteri, e da essi aspetta il premio delle tue fatiche, affinchè si dica di te: Quegli era veramente un uomo libero, un franco scrittore: non adulò, non servì mai nessuno, non disse altro che il vero. Questa lode ad un uomo di senno sarà più cara di tutte le speranze di questa vita, che sono sì corte. Vedi tu come fece l’architetto di Cnido? Avendo fabbricata sul Faro quella torre, che è una delle più grandi e belle opere del mondo, per dare col fuoco un segnale ai naviganti in alto mare, acciocchè non venissero a dar di posta nei pericolosissimi ed inestricabili scogli della Paretonia: fabbricata adunque la torre, su la pietra scrisse il suo nome, ma lo nascose con un intonaco, sul quale scrisse il nome del re d’allora: essendo certo di ciò che in fatti avvenne, che dopo alcun tempo caderebbe l’intonaco con la scritta, e comparirebbero quelle parole: Sostrato di Lessifane, di Cnido, agli Dei salvatori, a pro dei naviganti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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