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      Questi Ippogrifi son uomini che vanno sopra grandi grifi, come su cavalli alati: i grifi sono grandi, e la più parte a tre teste: e se volete sapere quanto son grandi immaginate che hanno le penne più lunghe e più massicce d’un albero d’un galeone. Questi Ippogrifi adunque hanno ordine di andare scorrazzando intorno la terra, e se scontrano forestieri, di menarli dal re: onde ci prendono e ci menano a lui. Il quale vedendoci e giudicandone ai panni, disse: Ebbene, o forestieri, siete voi Greci? E rispondendo noi di sì, E come, ci dimandò, siete qui giunti, valicato tanto spazio d’aria? Noi gli contammo per filo ogni cosa; ed egli ci narrò ancora de’ fatti suoi, come egli era uomo, a nome Endimione, e come una volta mentre ei dormiva fu rapito dalla nostra terra, e venne quivi, e fu re del paese. Questa, diss’egli, è quella terra che voi vedete di laggiù e chiamate la Luna. State di buon animo, e non sospettate di nessun pericolo, chè non mancherete di tutte le cose necessarie. Se condurrò a buon fine la guerra che ora fo agli abitanti del Sole, voi viverete appresso di me una vita felicissima. – Noi gli dimandammo chi erano quei suoi nemici, e che cagione di guerra ci aveva; ed egli: È Fetonte, il re degli abitanti del Sole (chè anche il Sole è abitato, come la Luna), che ci fa guerra da molto tempo: e la cagione è questa. Una volta io ragunata certa poveraglia del mio reame, pensai di mandare una colonia in Espero, che è un’isola deserta e non abitata da nessuno. Fetonte per invidia impedì questa colonia, assaltandoci a mezza via con una sua schiera di Cavaiformiche.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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