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      Allora fummo vinti, perchè colti alla sprovveduta, e ci ritirammo; ma ora voglio io portargli la guerra, e piantar la colonia a suo marcio dispetto. Se voi volete esser meco a questa impresa, io vi darò un grifo reale per uno, ed ogni altra armatura: noi dimani partiremo. – Sia come a te piace, io risposi. Così rimanemmo a cenare con lui; ma il giorno appresso levatici di buon mattino ci disponemmo in ischiere, perchè le vedette segnalarono esser vicini i nemici. L’esercito era di centomila guerrieri, senza i bagaglioni, i macchinisti, i fanti, e gli aiuti forestieri: cioè erano ottantamila ippogrifi, e ventimila cavalcavano su gli Erbalati, uccelli grandissimi, che invece di penne sono ricoperti di foglie, ed hanno le ali similissime a foglie di lattughe. Vicino a questi v’erano schiere di Scagliamiglio, e di Aglipugnanti. Eran venuti anche aiuti dall’Orsa, trentamila Pulciarceri, e cinquantamila Corriventi. I Pulciarceri sono così chiamati perchè cavalcano pulci grandissimi, ognuno grande quanto dodici elefanti: i Corriventi son fantaccini, che volano senz’ale, a questo modo: si stringono alla cintura certe lunghe gonnelle, e facendole gonfiare dal vento come vele, vanno a guisa di navicelle, e questi nelle battaglie forniscono l’uffizio di truppe leggiere. Si diceva ancora che da certe stelle che influiscono su la Cappadocia dovevano venire settantamila Struzzipinconi, e cinquemila Cavaigrue; ma io non li vidi, perchè non vennero, onde non mi ardisco di descrivere come erano fatti: ma se ne contavano cose grandi ed incredibili.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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