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      Ci siamo inoltrati volendo conoscere come è fatta la selva, che pareva molto grande e selvaggia. Qualche genio certamente ci guiḍ per farci vedere te, e sapere che non siam chiusi noi soli in questa belva. Ma contaci i casi tuoi: chi se’ tu, e come qui entrasti. – E quegli disse di non volerne narrare nè dimandare alcuna cosa prima di offerirci i doni ospitali che ei poteva: ci prese e ci meṇ a casa sua, che egli stesso si aveva costruita, bastante per lui, con letti ed altre comodità; ci messe innanzi alcuni ortaggi, e frutti, e pesci, e verṣ anche del vino. Poi che fummo sazi, ci dimanḍ di nostra ventura, ed io gli contai distesamente ogni cosa della tempesta, dell’isola, del viaggio per l’aria, della guerra, fino alla discesa nella balena. Egli ne fece le maraviglie grandi, e poi alla sua volta ci narṛ i casi suoi, dicendo: – Io, o miei ospiti, sono di Cipro. Uscito per mercatare della mia patria con questo mio figliuolo che vedete, e con molti altri servi navigava per l’Italia, portando un carico di diverse mercatanzie sopra una gran nave, che forse alla bocca della balena voi vedeste sfasciata. Fino alla Sicilia navigammo prosperamente, ma di là un vento gagliardissimo dopo tre d́ ci traporṭ nell’Oceano, dove abbattutici nella balena, fummo uomini e nave tranghiottiti; e morti tutti gli altri, noi due soli scampammo. Sepolti i compagni, e rizzato un tempio a Nettuno, viviamo questa vita, coltivando quest’orto, e cibandoci di pesci e di frutti. La selva, come vedete, è grande, ed ha molte viti, dalle quali facciamo vino dolcissimo: ha una fonte, forse voi la vedeste, di chiarissima e freschissima acqua.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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