Pagina (129/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      – Bene io dissi, li combatteremo; essi sono inermi, noi armati, quando li avremo vinti non ci staremo più con paura. – E così stabilito, tornammo alla nave per prepararci. Cagione della guerra doveva esser il non pagare il tributo, che appunto stava per iscadere. Infatti essi mandarono a chiederlo, e il vecchio superbamente rispondendo scacciò i messi: onde i Piedisogliole e gli Sgranchiati accesi d’ira contro Scintaro (che così si chiamava) vennero con gran fracasso ad assalirlo. Noi, che avevam preveduto questo assalto, armati li aspettammo a piè fermo, avendo disposti in agguato venticinque uomini, che come avesser veduto trapassare il nemico, dovessero levarglisi alle spalle: e così fecero. Usciti dalle insidie li tagliano alle spalle; e noi che eravam altri venticinque, perchè Scintaro ed il figliuolo combattevan con noi, li affrontiamo, con gran coraggio e bravura combattendo in mezzo a gravi pericoli. Infine li mettemmo in fuga, e li seguitammo sino alle loro tane. Perirono de’ nemici centosettanta, de’ nostri il solo pilota, trapassato nel tergo da una lisca di triglia. Quel giorno e la notte accampammo dove s’era combattuto, e vi rizzammo un trofeo piantando un’intera spina di un delfino morto. Il giorno appresso, saputo il fatto, comparvero anche gli altri: nell’ala destra erano gl’Insalumati guidati da capitan Pelamida, nella sinistra i Capitonni, nel centro i Granchimani. I Tritonobecchi se ne stettero cheti, e non tennero per nessuno. Noi andammo ad assalirli presso al tempio di Nettuno e ci mescolammo con altissime grida, sì che la balena tutta ne rintronava, come una spelonca.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Piedisogliole Sgranchiati Scintaro Scintaro Insalumati Pelamida Capitonni Granchimani Tritonobecchi Nettuno