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      Anche. Oh, e perchè cominciasti da quel Cantami l’ira? – Perchè così mi venne in capo: credi tu che vi pensavo? – Ed è vero, come dicono molti, che scrivesti l’Odissea prima dell’Iliade? Costoro non sanno quel che si pescano. – Che egli poi non era cieco, come dicono, me ne chiarii subito, perchè lo guardai in fronte: onde non fu bisogno dimandarlo. E di queste chiacchierate ne facevamo spesso: quando lo vedevo sfaccendato, me gli avvicinavo, e gli domandavo qualche cosa: ed egli volentieri mi rispondeva a tutto, specialmente dopo che si sbrigò d’una causa, che ei vinse. Gli fu posta una querela d’ingiuria da Tersite, per quei mali bottoni che gli gittò nella sua poesia, ma Omero si prese Ulisse per avvocato, e riuscì vincitore.
      In quel tempo appunto ci venne Pitagora di Samo, che allora aveva finita la settima mutazione, vissuto le sette vite, compiuti i sette periodi dell’anima, ed aveva d’oro tutto il lato destro. Fu deciso di ammetterlo con gli altri, ma non si sapeva ancora se chiamarlo Pitagora o Euforbo. Ci venne anche Empedocle col corpo tutto bruciato ed arrostito, e non fu ricevuto, benchè egli pregasse e ripregasse.
      Indi a poco venne il tempo dei giuochi, che essi chiamano i Mortuarii, ai quali presedettero Achille la quinta volta, e Teseo la settima. Saría troppo lungo riferirne ogni cosa; dirò le principali. Nella lotta fu vincitore Caro l’Eraclide, ed accoppò Ulisse, che gli contendeva quella corona: nel pugilato furono pari Areo egiziano, che è sepolto in Corinto, ed Epeo, venuti alle prese tra loro: pel pancrazio non vi sono premii lì: nella corsa non mi ricorda più chi fu vincitore.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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