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      Che io scampai fu volontà degl’Iddii, i quali mi scopersero quest’insidia, e specialmente d’Apollo che mi avvertì con alcuni sogni, e mi mandò chi mi riferiva ogni cosa. Ora io vi domando che voi, o Delfi, vi mettiate nel caso mio, e mi consigliate che dovevo allora io fare, quando per mia dabbenaggine quasi colto al laccio, cercavo una salvezza in quel frangente? Col pensiero venite un po’ meco in Agrigento, e veduti i loro preparativi, e udite le loro minacce, ditemi, che debbo io fare? Usare ancora bontà con loro, e perdonare, e sopportare, mentre mi sovrasta l’ultimo esterminio? anzi presentar nuda la gola, e vedermi innanzi agli occhi uccidere i miei più cari? o pure questa essere cosa da sciocco; e un uomo che si sente uomo ed offeso doverci pigliare un partito forte e prudente, e prevenirli, ed assicurarmi per
      l’avvenire? Questo, credo io, voi mi consiglierete. Ed io che feci dipoi? Chiamai i colpevoli, li feci parlare, mostrai loro le pruove, li convinsi chiaramente di ogni cosa, e perchè neppure seppero negare, li punii, con un poco di sdegno di più, non perchè mi avevano insidiato, ma perchè non potevo più per cagion loro rimanere in quel mio primo proposito. Da allora in poi sto sempre in guardia, e quanti seguitano a tendermi insidie li punisco. Gli uomini mi biasimano di crudeltà, non pensando quale delle due parti è stata la prima origine di tutto questo; scordano ciò che è stato prima, levano via la cagion della pena, e biasimano la pena, che par loro crudele.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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