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      Ci bisogna pazienza: la rinasce, e tu tagli, e bruci, come faceva Jole, se tu vuoi regnare. Chi una volta si è messo su questa via per necessità, deve batterla; o se perdona, muore. Infine qual uomo credete voi sì feroce ed inumano che si piaccia di udire gli altri essere flagellati e lamentarsi, e di vederli uccidere, se non abbia una gran cagione di punire? Quante volte ho pianto mentre alcuni erano flagellati; quante volte sono costretto a deplorare la mia fortuna, mentre io soffro una pena maggiore e più lunga della loro! Ad un uomo che per natura è buono, e per necessità è crudele, è più duro il punire che l’essere punito. Ma a dirvela schietta, se uno mi proponesse quale delle due cose io voglio, punire altri ingiustamente, o morire io, oh sappiate che io non indugerei a scegliere piuttosto morire che punire chi non ha peccato. Ma se uno dicesse: Vuoi, o Falaride, morire tu ingiustamente, o punire giustamente i tuoi insidiatori? vorrei essi. Consigliatemi voi, o Delfi, anche su questo punto: quale è meglio morire ingiustamente, o salvare ingiustamente chi t’insidia? Non credo ci sia uomo tanto sciocco che non iscelga piuttosto vivere, che per salvare i suoi nemici morire. Eppure quanti di quei miei insidiatori, e chiariti rei, io salvai, come questo Acanto, e Timocrate, e Leogora costui fratello, ricordandomi dell’antica amicizia che ebbi con essi? Ma quando volete conoscere il fatto mio, dimandate i forestieri che mi capitano in Agrigento, chi sono io verso di loro, se tratto con benignità quanti ci arrivano.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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