Pagina (198/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Oh, mi perdoni quel sapiente, quella divina intelligenza di Pitagora; ma se egli ci fosse vissuto ora, certamente saria sembrato un fanciullo a petto a costui. Deh, per le Grazie, non credere che io parli di Pitagora per istrazio, nè che io lo paragoni a lui per le loro opere somiglianti. Ma se uno raccogliesse tutte le più brutte calunnie sparse intorno a Pitagora, alle quali io non aggiusto punto di fede perchè son false, pure ei non giungerebbe alla metà delle ribalderie di Alessandro. Insomma escogita ed immagina una singolare natura d’uomo variamente mista di bugie, di inganni, di spergiuri, di falsità; facile, audace, temerario, paziente nell’eseguire un proposito, persuasivo, di maniere autorevoli, maschera d’onestà, sembrante il rovescio di ciò che era dentro. Onde chiunque lo accostava la prima volta, ne partiva con un concetto di lui, come del più buono, del più modesto, del più sincero, del più semplice di tutti gli uomini. Ed oltre a tutto questo stava sempre sul grande, rivolgeva in mente grandi pensieri, faceva vastissimi disegni.
      Essendo ancor garzonetto e molto leggiadro, come dalla paglia si conosce il grano, e come ho udito a dire, fece copia di sè sfacciatamente, e davasi per prezzo a chi lo voleva. Tra gli altri amatori se lo prese un ciurmatore, uno di quelli che spacciano magie ed incantesimi mirabili, legare e slegare innamorati, fare sprofondar nemici, trovar tesori, avere eredità. Questi, scorta l’indole del fanciullo, che prontissimo lo serviva, ed amava tanto quelle trappolerie, quanto egli amava in lui la leggiadria, prese ad educarlo, e l’ebbe sempre come discepolo ed aiutatore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Pitagora Pitagora Pitagora Alessandro