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      Nascerà gran profeta in una villa.
      Un uno, un trenta, un cinque, ed un sessanta(36)
      Formano un cerchio in cui sta chiuso il nomeD’un uom che farà bene a molte genti.
      Entrato adunque Alessandro con questa pompa dopo molto tempo nella sua patria, era assai riguardato e tenuto in gran conto, fingendo egli talvolta di essere agitato da furore divino, e mandando schiuma dalla bocca: il che gli veniva fatto facilmente masticando radice di strutio, erba usata per tingere, e la schiuma pareva a quegli sciocchi una cosa divina, e ne spiritavano. Era già stato fatto dalla brava coppia e preparato un ingegno rappresentante una testa di serpente, in certo modo simile ad una faccia umana, dipinta molto al naturale, e che mediante certi crini di cavallo apriva e serrava la bocca, donde usciva una lingua di serpente nera, biforcuta, anche mossa per crini. Aveva egli anche il serpente di Pella, il quale nutrito in casa nascostamente, doveva a suo tempo comparir su la scena, e rappresentare una parte, anzi la prima parte del dramma. Dovendo adunque incominciare, macchinò questa ribalderia. Di notte scende nelle fondamenta del tempio testè cavate, dove era rimasta un’acqua scolatavi dai dintorni o piovutavi, e quivi depone un uovo d’oca vuotato, con dentro un serpentello nato di fresco; lo nasconde sotto la belletta, e tosto ritirasi. La mattina appresso corre in piazza, tutto nudo, salvo il pudore copertogli da un cinto dorato, e portando la sua falce in mano, e scuotendo le chiome sparse, come quegl’invasati che celebrano i misteri di Cibele, monta sovra un’ara che quivi era, e parla al popolo, dicendo beata la città che tra poco riceverebbe e vedrebbe un dio.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Alessandro Cibele