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      Oracoleggiava adunque e profetava con fine accorgimento tenendosi alto su i generali, toccando solo i probabili, dando risposte ora oblique e dubbie, ed ora del tutto oscure per farle parere più divine: consigliava e sconsigliava secondo gli pareva meglio: prescriveva rimedi e cure, conoscendo, come ho già detto, molti ed utili farmaci: raccomandava specialmente le citmidi, che così chiamava una composizione ristorante fatta di grasso di capra. Le speranze di guadagni e di eredità ei differiva sempre al poi, e diceva: questo sarà quando io vorrò, e quando Alessandro mio profeta m’avrà dimandato e pregato per voi. Aveva stabilito per prezzo d’ogni risposta una dramma e due oboli. E non credere, o amico mio, che così ei facesse magri guadagni, chè ogni anno ei raccoglieva da settanta in ottantamila dimande, perché ciascuno non si contentava di una, ma gliene faceva dieci e quindici. E de’ guadagni non usava egli solo, nè se li riponeva, ma aveva intorno molti cooperatori, servitori, esploratori, compositori di oracoli, facitori di suggelli, segretari, interpetri, con tutti i quali spartiva secondo il merito di ciascuno. Aveva anche spediti alcuni in paesi forestieri, a sparger fama dell’oracolo, e contare come egli faceva trovare schiavi fuggitivi, scoprire ladri, rinvenir tesori nascosti, sanava ammalati, ed aveva anche resuscitati alcuni morti. Onde le genti piovevano a lui da ogni parte, portando sacrifizi e voti, e doppio prezzo al profeta e discepolo del dio. Perocchè s’era sparso questo verso dell’oracolo:


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Alessandro