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      Quegli si lagnava di un male di stomaco, ed ei volendo prescrivergli di mangiare un piede di porco cotto con malve, disse così:
      Malva di porco cuoci in sacra pentola.
      Spesse volte, come ho detto, faceva vedere il serpente a chi ne lo pregava, non tutto, ma specialmente la coda e la parte inferiore del corpo: la testa se la nascondeva nel seno. E volendo far più maravigliare la moltitudine, promise che lo stesso dio parlerebbe e darebbe gli oracoli senza interpetre. Unì facilmente alcune asperarterie di grue, ed acconciamente appiccatele per un capo a quella finta testa, per l’altro un uomo da dietro mandava la voce, e rispondeva alle dimande, e la parola usciva da quell’Esculapio di tela. Questi oracoli erano detti autofoni, cioè di propria voce, e non si davano a tutti, nè alla rinfusa, ma ai soli nobili e ricchi, e che portavano di gran doni. L’oracolo dato a Severiano, che dimandò se doveva entrare in Armenia, fu anche autofono. Esortandolo ad invadere il paese, diceva così:
      Poi che i Parti e gli Armeni avrai domatiSotto l’acuta lancia, tornerai
      A Roma ed alle chiare onde del Tebro
      Con raggiante corona sulle tempie.
      E quando persuaso quel semplice del Celta(38) la invase, e fu vinto, fattogli a pezzi l’esercito da Otriade, egli tolse quell’oracolo dai suoi comentari, ed invece posevi questo:
      L’oste in Armenia non menar, chè taleDi quegli uomini in gonna, saettando
      Morte dall’arco, ti torrà la luce.
      Ed escogitò questo bellissimo espediente: quando profetava una cosa che riusciva male, egli la medicava con un’altra profezia dopo il fatto.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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